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Vini Prato al Pozzo

ritratto di azienda made in italy, storytelling vino

Prato al Pozzo

1 ettaro e 1/2 di felicità. E sperimentazione.

Produrre vini in un fazzoletto di terra in una delle zone della Toscana e d’Italia più armoniose a livello di clima e di terreno.
Il ritorno alle origini: alla natura e alla famiglia.
Avere come “must have” aziendale il valore della sperimentazione.
Sbilanciandosi, ma nemmeno troppo, potremmo parlare di alchimia.
Tutto questo è l’azienda vinicola Prato al Pozzo.

Il lavoro sempre sognato

Fabio e Francesca, compagni di vita ma anche di progetti.
Due percorsi e due punti di partenza differenti, un’unica visione e il medesimo punto di arrivo: riappropriarsi di una dimensione lavorativa più vicina al proprio sentire.
Dove ognuno possa “metterci la pancia” e seguire ciò che il proprio istinto dice.

storytelling aziendale ritratto imprenditore Quiriconi

Francesca è colei che “porta i pantaloni”; non solo perché ha il compito di gestire l’azienda, dalla logistica alle pubbliche relazioni, dall’aspetto commerciale, a quello degli acquisti.

Ma anche perché è contemporaneamente una mamma e districarsi fra gli impegni lavorativi e quelli familiari di due ragazze che sono in età pre-adolescenziale e adolescenziale non è proprio roba da tutti.
Chapeau! a lei e a tutte le mamme in carriera.

storytelling aziendale ritratto imprenditore Ratto

Fabio ha il compito di trasferire in azienda la grande esperienza di anni acquisita ai massimi livelli del vino made in italy.
Esperienza propria di chi riveste da tempo la carica di Direttore dell’azienda vinicola Antinori Pian delle Vigne a Montalcino e Le Mortelle a Castiglione della Pescaia.

E’ una delle poche persone che ho visto sobbarcarsi una responsabilità così importante con un sorriso quasi da bambino sulle labbra.
Gliela leggi anche negli occhi; è la goduria di chi realizza il sogno della vita: produrre un vino libero e coraggioso, prezioso e lontano dalle dinamiche di mercato.

Prato al Pozzo è la storia di cerchi che si incontrano

E non è un caso che costituiscano la parte essenziale del brand.
Il primo è il sogno di Francesca e Fabio: produrre un vino proprio e ritornare a un modello di vita più vicino alla natura.

Soprattutto il percorso di Francesca, più lontano rispetto a quello di Fabio a livello di vicinanza alla terra, ha fatto si che dopo anni di lavoro come Progettista di Formazione in Confartigianato abbia sentito l’atavica necessità di questo ritorno.

Il secondo cerchio è caratterizzato dalle influenze che il loro progetto ha avuto grazie alle amicizie e conoscenze di persone come Olle, Ulla, Massimiliano e Annalisa.

Olle e Ulla. Lo swedish design sposa Il Made in Italy

Olle Anderson, designer, vive e lavora a Goteborg, ma non appena ha un minuto libero fa sempre un salto in Italia e soprattutto in Toscana.
Qui dove c’è un colle a lui dedicato, più precisamente a lui e sua moglie Ulla; in realtà più che dedicato, se lo è artisticamente affittato e guadagnato con un contratto che solo una mente così geniale e artistica poteva partorire.


Olle non solo ha creato le etichette e il logo di Prato al Pozzo, ma è stato il primo ponte verso la Svezia per la distribuzione dei vini.
52 bottiglie del pregiato vino maremmano da distribuire, donare, condividere ad amici, clienti, colleghi, artisti del proprio entourage e giro di conoscenze.
Da lì, è stato un attimo far diventare le bottiglie, 52, 104, 520 e così via.
L’export a volte può partire anche da dinamiche artistiche e ludiche e non soltanto commerciali.

L’uva che respira arte

L’altro importante contributo è stato fornito anche da Massimiliano Vannucci, amico di gioventù e titolare sia di un’importante studio di architettura che di una galleria d’arte moderna a Pistoia.
Con lui è stata portata l’arte in vigna; alcune opere di Fabio De Poli hanno respirato per alcuni giorni l’essenza soave di questi preziosi grappoli d’uva.

Il tempo è qualità

Un vino ti può conquistare per mille motivi.
La territorialità, il tempo, il coraggio di cercare gusti e profumi unici, differenti dai classici trend di mercato.
L’eccellenza qualitativa di Prato al Pozzo è una poesia di luoghi, sapori, temerarietà e una grande voglia di esplorazione.
This is Made in Italy.
Non fa una piega.


Qui a Cinigiano, nell’area di Montecucco, alle pendici del Monte Amiata, a 15 km da Montalcino e a una trentina dal mare, dove la Maremma unisce il mare alla montagna, fra Grosseto e Siena, in appena 1 ettaro e mezzo di vigneto, il tempo si fa a volte frenetico, altre volte si ferma.
A comandare questa variabile, fondamentale per costruire un gran vino, è Fabio che nell’iter di produzione dei vini Arpagone, Piede Rosso e per il bianco Vermentino Prato al Pozzo, decide quanto fluida e camaleontica debba essere la clessidra.

L’alchimia è unicità

Si può descrivere la filosofia di un’azienda dal suo vino? A mio avviso assolutamente si.
Il Piede Rosso è la vera anima del concept produttivo di Prato al Pozzo.
Un vino che è ogni anno una vera e propria sfida.
A partire dall’impiego delle uve; è un cabernet-sauvignon in purezza che per sua natura racchiude in sé un carattere molto aggressivo e un gusto deciso e importante.

esempi di storytelling vini montecucco

L’obiettivo, raggiunto, è stato di renderlo equilibrato, rotondo, avvolgente.

Al di là delle formule e delle percentuali di materie prime studiate a tavolino, è l’esperienza e conoscenza di Fabio che forniscono quel plus che un vino d’eccellenza richiede.
Un approccio libero e magico come solo l’alchimia sa essere.
In questo processo entrano quattro elementi fondamentali: terra, legno, acciaio, vetro.
Il processo di “quadratura del cerchio” inizia dalla terra, con l’estrema cura e selezione delle uve utilizzate.
 Si passa poi alla conservazione del vino in barrique, passando poi per l’acciaio e infine il vetro.

Una lavorazione lunga 3 anni. Forse 4

E’ un viaggio che dovrebbe durare tre anni; ma volte non basta.
Se il vino non ha raggiunto quel grado di eccellenza voluto, non tanto dal mercato, quanto dai più critici dei degustatori, Fabio e Francesca, il vino non esce dalla cantina.

Fra l’abbaiare dei cani, i quadri fra i vigneti, la presenza maestosa del Monte Amiata e il silenzio contagioso di questo angolo di paradiso, non c’è nessuna fretta, l’eccellenza può aspettare.