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Spensley

 

Quel dottore inglese che sbarcò a Genova

Era il 1896 quando un dottore inglese di mezza età, un pò colto, un pò romantico, senz’altro avventuriero e sognatore, sbarcò a Genova per portare anche in Italia il fascino e la cultura del gioco del football.
Non è per essere nostalgici e un pò vecchietti, ma parlare al giorno d’oggi di cultura e storia affiancandola al moderno gioco del pallone, ci fa un pò sorridere, o rabbrividire.
Ovvio, dipende sempre dai punti di vista.

Poi un giorno sbarchi a Genova, proprio in quella città dove quel pioniere inglese approdò per fondare la prima squadra di Calcio, il Genoa, e scopri che esistono tre persone, tre sognatori, tre innamorati della purezza del calcio, che da qualche anno inseguono l’ambizioso progetto di creare un ponte fra il mondo attuale e quello della fine del XIX secolo. Questo ponte ha preso le forme di un‘azienda che non poteva non chiamarsi Spensley. Il nome del Dottore, appunto.
Questi tre sognatori sono Lorenzo, Maurizio e Davide.

Lorenzo, voce pacata e sguardo introspettivo, ti accoglie in Spensley dandoti il benvenuto con voce calda e appoggiandoti la mano sulla spalla con una gentilezza d’ altri tempi.
La loro filosofia l’hai già capita in quel gesto, in quel secondo, in quello sguardo, in quel tono di voce così ovattato che non ricordi nemmeno più l’ultima volta che lo hai sentito.
O forse non lo hai mai sentito.

fotografo ritratto mons di spensley

Maurizio, Mons, lo conoscono tutti con questo nome, è un’eleganza vintage dal cuore gentile, barba curata e occhio romantico. In Spensley dire che disegna le maglie sarebbe riduttivo. La sua mente va a impugnare una matita immaginaria che ha i colori delle vecchie Koh-I-Noor giallo ocra, disegnando figure mitologiche da inserire in enormi bandiere o antichi stemmi riportati al gusto e all’estetica dei tempi attuali.

Infine Davide. Forse Lorenzo e Mons lo hanno conosciuto allo stadio o per strada. Non è importante.

La strada sì, perché è questo l’ambiente con cui Davide avrà più a che fare.
Ha il difficile compito di trasferire ai clienti la cultura Spensley, il concept, il loro modo di intendere l’abbigliamento sportivo (ma non solo) legato al calcio moderno.
Mai una persona poteva essere così adatta; viaggiatore appassionato, le ha sperimentate tutte le modalità per conoscere nuove persone, nuove culture, nuovi approcci. Figlio degli inter-rails “anni 90”, oggi è un moderno couch-surfer. Ospita e viene ospitato, mostra e scopre quanto è bello, affascinante e ricco di storie questo mondo.

Cultura, arte, ricerca “mitologica”

Spensley la senti come unica perché incarna il coraggio di voler unire questi tre mondi al calcio.
Che pazzi!
Evviva la pazzia.
Eppure è proprio così.
In tanti fanno maglie da calcio.
Tutti siamo abituati a vederle quando si va allo stadio o quando in tanti, quasi tutti, ci sentiamo un pò più italiani nelle annate dei Mondiali o degli Europei; le sentiamo sulle bancarelle dalle urla dei venditori per strada, le identifichiamo come la casacca simbolo di amore incondizionato oppure l’emblema dell’unità calcistica nazionale.
Ma in pochi, riescono a concepire una maglietta da calcio come invece avviene dentro il Palazzo del Principe di Genova, dove ha appunto sede la Spensley.

Il Made in Italy che cambia colore

La loro è una ricerca preziosa volta a individuare il più fedelmente possibile ciò che ai giorni nostri è più facile perdere; il fascino del dettaglio.

Il colore ad esempio; ma quanti blu la nostra storia ha potuto vedere?
Con quali vesti differenti l’arte li ha presentati in epoche diverse?
Pensiamo solo al suo utilizzo fra gli Egizi, i Romani, oppure nel Medioevo, fino ad arrivare a Kandinsky o Hartung.
Individuare quel blu, quel rosso, quel bianco fra mille della stessa scala cromatica è un’arte.
Anche perché quel preciso blu, rosso, bianco, oggi non esistono più.
La prima fase della creazione della maglia da calcio storica di Spensley passa sempre da qui.
Un uomo di marketing capirebbe immediatamente che questo è un assoluto plus di prodotto.
Un punto che ti rende unico.
Come si suol dire, “solo questo vale il prezzo della maglia”.
Ma non è finita.

L’uomo, il mito, l’amore infinito

Il concept di Spensley è qualcosa di ancor più elettrizzante.
Parlare di maglia della squadra di calcio in realtà è riduttivo.
Quando Lorenzo immerge i suoi occhi in vecchi libri di calcio o su nostalgici siti internet va alla ricerca del mito, dell’uomo, del calciatore che per decenni ha reso celebre quella maglia.
Quando chiudi gli occhi e vedi quell’uomo dribblare gli avversari sul quel rettangolo verde, non hai più un’età.
Bambini, uomini, anziani, sono categorie che non esistono più. E’ il momento dei sognatori, quelli che almeno una volta nella vita, allo stadio hanno immaginato di scendere in campo e diventare come lui.
Realizzare il gol della vittoria e rendere quella domenica speciale a tutti.
“Hai visto dove l’ha messa?
Proprio all’incrocio dei pali!”
Ecco che tutto successivamente converge nel ricreare il più fedelmente possibile quella casacca che fu di quel mito.
Come ad esempio Gigi Meroni, la farfalla granata, giovane funambolo del Genoa e successivamente del Torino di Nereo Rocco che, ironia della sorte, vide finire la sua vita proprio all’esterno dello stadio di Torino, investito da una macchina.
Ed è proprio su quella storia, quel gesto, quell’anneddoto (tragico o festoso che sia) che quella maglia non è più una semplice maglia da calcio.
E’ la maglia del mito; ti immagini il suo sudore, ti vengono i brividi sentendo le urla della folla e un pò di paura immaginandoti i calcioni degli avversari presi a decine ogni domenica.

This is foot-ball. This is Made in Italy

“This is football” avrebbe detto quel romantico dottore inglese.
“This is Made in Italy” ho pensato io uscendo dalla porta della loro sede di Palazzo del Principe a Genova.
Un Made in Italy che sa raccogliere le vibrazioni della bellezza e sa andarne sempre alla sua ricerca.

Me ne sono uscito di lì, da quel meraviglioso palazzo e da quell’incontro così “fuori dal tempo”, immaginandomi Lorenzo, Mons e Davide dirigersi allo stadio vestiti con le loro magliette sotto una giacca elegante, mostrando al Calcio Moderno quanto possano essere attuali e affascinanti concetti come la ricerca storica, l’eleganza, la pacatezza e la lentezza.
Non di sole urla vive il tifoso.
Non tutto deve andare alla velocità della luce.
C’è bisogno di tempo per vedere vincere uno scudetto.
Vedere nascere il mito di un calciatore che diverrà immortale.
Vedere la nascita della prossima maglia da calcio Spensley.