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Consorzio Vera Pelle

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Consorzio Vera Pelle Italiana

 

Esiste una storia scritta sulla pelle.
Gli ideogrammi sono le cicatrici, la punteggiatura è scritta dagli insetti, le parentesi sono disegnate dalle rughe di tensione e movimento.
E’ un racconto quotidiano che affonda le sue radici agli albori della nostra storia, da quando l’uomo ha sentito la necessità di ripararsi dal freddo.
Conciare la pelle, conciarla in bottega, scegliere di farlo in maniera vegetale: una lavorazione che ha origine nel lontano ‘800 del Distretto Toscano della Pelle.

particolare della lavorazione pelle grezza

Con l’industrializzazione, la pelle diviene poi un prodotto di massa, e si afferma la standardizzazione.
Quel mercato richiede grandi numeri, richiede perfezione: un materiale senza difetti, che non muti nel tempo.
Le pelli si allontanano dalla natura e si avvicinano al mondo del sintetico, si allontanano dal territorio e fanno perdere le loro tracce.
Sono rimasti in pochi oggi, quelli che hanno il coraggio di continuare a scrivere la storia di un tempo, mantenendo vivo quel filo rosso che ci unisce al passato.

Sono due forze che guardano al mercato percorrendo strade diverse, a velocità diverse.
Come scegliere di raggiungere Roma: la differenza non sta nella destinazione, ma nel mezzo che utilizzerai.
Puoi scegliere la via più diretta, il mezzo più veloce, seguire autostrade e rotaie.
Oppure puoi scegliere di percorrere la via Francigena, affidarti solo a te stesso, riconsiderare il valore del tempo.

Scegliere la concia al vegetale, è scegliere di percorrere la via più tortuosa.
Andar per i boschi, percorrere sentieri e strade sterrate, affidarsi ai profumi e alla storia di quei luoghi e di quel percorso.
Tutto rigorosamente a piedi.
Quattro chilometri all’ora, la cadenza costante che ti restituisce ad un’altra dimensione: quella della lentezza, che è qualità. Curare il dettaglio, riservare il giusto tempo alle cose, percepire la poesia nascosta nel rispetto del processo naturale.

Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale

L’ostinazione di credere in prodotti che non smettono mai di raccontarsi

Il Consorzio Vera Pelle al Vegetale ha scelto la strada (mai abbandonata) della concia al vegetale, continuando a credere in un prodotto, che non smette di raccontarsi.

Il Consorzio nasce nel 1994 e unisce ventidue concerie dislocate all’interno del Distretto Conciario di Santa Croce,  in provincia di Pisa, condividendo tre punti imprescindibili:

1) la produzione effettiva e non la mera commercializzazione
2) lavorare la pelle conciata al vegetale secondo il disciplinare del consorzio
3) avere sede legale e produttiva in Toscana, in altre parole prodotto totalmente Made in Tuscany

Quella del Consorzio è una Mission che nasce dalla cultura del territorio e dal rispetto delle tradizioni: 
“concentrare le forze per comunicare a livello globale le caratteristiche, la storia e le possibilità di questo materiale, che è parte integrante della tradizione di questi luoghi.”

Presidente del Consorzio è Simone Remi che conosce questo mondo da quando era bambino.

ritratto di imprenditore simone remiNelle concerie ci nasci, le annusi col naso di un bambino, scopri questi odori prima di molti altri ed entrano a far parte della tua vita.
Simone Remi ha visto il babbo e il nonno lavorare in questo settore e non ha potuto contrastare l’irresistibile richiamo di questo odore, che all’inizio ti stordisce e poi ti entra dentro.
La passione la senti tutta, la senti forte quando ti parla della concia al vegetale.
La dedizione al prodotto e la missione di fare cultura e vero Made in Italy le senti dal tono accorato in cui Simone parla del comparto della moda, dove è sempre più difficile trovare capi di abbigliamento o accessori di pregio realmente Made in Italy.

Il settore della moda, salvo rare eccezioni, è ormai solo un “branded in Italy”; non c’è tracciabilità, ma ciò che più manca è l’autenticità della materia prima.
“La pelle deve essere standardizzata.
Non ci devono essere differenze.
Se la pelle ha un colore, deve mantenerlo fedelmente nel corso degli anni. 
Possibilmente per sempre.”
Questi sono i diktat del mercato moderno.

 

La pelle è un tabù

Il cambiamento culturale necessario

La pelle che invecchia, non riusciamo proprio a comprenderla.
Forse perché quell’invecchiamento è inconcepibile sulla nostra.
E vederlo su qualcosa che possiamo indossare ce lo farebbe ricordare di continuo.

In questi ultimi decenni la moda, forse giocando proprio su questo fattore, è riuscita a imporci un cambiamento di paradigma.
La standardizzazione degli abiti, il colore che copre tutto, una pelle perfetta: tutti “non valori”, che purtroppo il mercato ha accettato come dei must.

Lo switch è l’imperfezione.
Valorizzare la vita che la pelle registra su se stessa durante il normale scorrere nel tempo.
Lo sgraffio prodotto dallo strusciare contro i rovi, una ferita causata dal combattimento con un altro animale, la ruga di tensione.
Sono i fattori che rendono unica la pelle.

Una lavorazione rispettosa come la concia al vegetale, non solo valorizza l’unicità del capo acquistato, ma riscrive su un’altra dimensione i “codici esperienziali” che l’animale ha scritto nel corso della sua esistenza.

 

La pelle è viva

E stabilisce un legame mutevole con chi la indossa

Una borsa, un paio di scarpe e un accessorio in pelle conciato al vegetale, è qualcosa che accompagna il suo possessore durante tutto l’arco del suo ciclo di vita.
È merito dei tannini, che penetrano nelle fibre proteiche della pelle, che la alimentano e ne stabiliscono un legame continuo, all’interno di questi spazi. È un modo per creare, fra le fibre della pelle e i tannini vegetali, un ponte che la renderà viva e mutevole nel tempo.

blog made in italy, pulitura pelleNella concia al vegetale i tannini più diffusamente utilizzati sono quelli del castagno, del quebracho, della mimosa o della tara.
Elementi che donano colore e una nuova vita alla pelle.
Fattori che ne determinano anche la consistenza, la durata e l’aspetto, non solo cromatico.

La pelle è preziosa perché imperfetta

Il vecchio e nuovo parametro di acquisto

Dovremmo fare intanto un salto indietro di una trentina d’anni almeno, quando non c’era la frenesia e l’isteria di riempire gli armadi, di decine e decine di capi inutili. Capi spesso acquistati e mai indossati, capi sempre uguali a se stessi che passano di moda, acquisti a basso prezzo per alimentare più facilmente il nostro desiderio di possesso.

corporate storytelling, ritratto conciatoreGli accessori conciati al vegetale necessitano invece di ponderazione, di approfondimento: serve soprattutto comprendere che il valore di un prodotto sta nella sua bellezza, e anche nella sua durata.
Comprare un oggetto più prezioso è un atto di rispetto verso chi quel capo lo ha lavorato in maniera artigianale, ma è anche una presa di posizione culturale verso l’imperante consumismo di massa.
“Acquistarne meno, utilizzarli pienamente e portarli alla fine della loro esistenza”.
Questo potrebbe essere il nuovo, pardon, il vecchio slogan per i nostri futuri acquisti.

Cambiare le regole del gioco

Partendo dalla cultura attraverso i giovani credendo nella bellezza

Oltre a Simone Remi, il Consorzio viene promosso, organizzato e gestito da numerose altre persone.
Un ruolo fondamentale è svolto da Barbara Mannucci, Responsabile Attività Promozionali del Consorzio, che in staff coi suoi collaboratori ha capito che la spinta propulsiva al cambiamento culturale deve provenire dal basso .

È per questo che il Consorzio Vera Pelle da sei anni è promotore del progetto, Craft the Leather: un contest che mette in competizione dieci scuole di design e moda a livello internazionale, come ad es. il Bunka di Tokyo, il Royal College di Londra, la F.I.T. di New York.

Ciascuna seleziona il proprio miglior studente per fargli avere il contatto ravvicinato col Made in Italy: una settimana a disposizione per visitare le concerie, gli impianti di depurazione delle acque, le pelletterie e tutto quanto serve per comprendere a fondo il settore della concia.
Successivamente, un laboratorio sperimentale dove potersi “sporcare le mani”, lavorando la pelle insieme agli artigiani.

L’obiettivo finale del contest “Craft the Leather” è arrivare alla produzione di una collezione di tre pezzi per ogni studente, tra cui verrà designato un vincitore.

Il vincitore reale, alla fine, sarà solo e soltanto il cliente finale.
Ci vorrà tempo, la passione continua del Consorzio, studenti desiderosi di investire il loro futuro nel rispetto e nella ricerca della qualità.

Ma è questa l’unica strada possibile.
Quella tortuosa e senza scorciatoie.
Ma la più profonda e preziosa che possa esistere.